Paleontologia https://paleofox.com Tue, 05 Nov 2024 23:48:15 +0100 Joomla! - Open Source Content Management it-it I diamanti rivelano nuovi indizi sull’origine della vita https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/330-i-diamanti-rivelano-nuovi-indizi-sull’origine-della-vita.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/330-i-diamanti-rivelano-nuovi-indizi-sull’origine-della-vita.html https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Diamond_-_South_Africa_-_Finsch_Mine_2.jpg#/media/File:Diamond_-_South_Africa_-_Finsch_Mine_2.jpg

I minerali rinvenuti nelle rocce delle Alpi custodiscono informazioni sul legame tra il mondo inorganico e organico. Lo studio dell’Università di Milano-Bicocca è stato recentemente pubblicato su Nature Communications

Milano, 11 novembre 2019 – Oltre 100 chilometri di profondità e una temperatura di 600 gradi centigradi. In queste condizioni estreme, nei fluidi all’interno della Terra, esistono specie di carbonio organico, scoperte sulla superficie di diamanti contenuti nelle rocce delle Alpi. 

A rivelarlo lo studio “Diamond growth from organic compounds in hydrous fluids deep within the Earth”, pubblicato sulla rivista Nature Communications e condotto da Maria Luce Frezzotti, geologa del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca, recentemente premiata con la Medaglia per le Scienze Fisiche e Naturali, assegnata dall’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL.

La ricerca dimostra che esistono molecole di carbonio organico nei fluidi rilasciati in profondità all’interno della Terra che possono innescare la formazione di diamanti e forse diventare elementi costitutivi per la vita.

La formazione di questi minerali è generalmente attribuita a reazioni chimiche a partire da composti inorganici, come l'anidride carbonica o il metano. Analizzando i diamanti, invece, i ricercatori si sono accorti che questi preservavano delle specie organiche, in particolare gli acidi carbossilici.

I diamanti svolgono anche un ruolo rilevante per lo studio dei cambiamenti climatici. Questi minerali, infatti, sono testimoni dei processi che regolano il trasporto di carbonio in profondità e il suo successivo rilascio in atmosfera, caratteristica che li rende in grado di fornire importanti indicazioni sulle quantità di CO2 che sono riciclate dalla Terra.

«È una scoperta affascinante – spiega Maria Luce Frezzotti, geologa dell'Università di Milano-Bicocca -  che specie di carbonio organico siano presenti all’interno della Terra, dove per definizione, a causa delle condizioni estreme di temperatura e pressione, non sono previste. È uno studio, dunque, che apre nuove prospettive anche per le ricerche sull’origine della vita sulla Terra: l’aver rivelato questa sintesi di molecole organiche in condizioni molto profonde è una novità assoluta, in quanto, generalmente, si tratta di un processo studiato e valutato a livello di superficie del Pianeta o di impatto da parte di corpi extraterrestri».

La ricerca è finanziata nell’ambito del progetto MIUR Dipartimenti di Eccellenza 2018-2022 del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della Terra. 

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Paleontologia Mon, 11 Nov 2019 11:32:06 +0100
Munich Show 2018 - Mineralientage Munich è ora! https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/328-munich-show-2018-mineralientage-munich-è-ora.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/328-munich-show-2018-mineralientage-munich-è-ora.html Munich Show 2018 - Mineralientage Munich è ora!

Questo fine settimana si apre il Munich Show (Mineralientage Munich) è l'evento più atteso ed la più grande fiera europea di minerali, fossili, pietre preziose e gioielli con oltre 1.250 espositori e circa 40.000 visitatori. Ogni anno alla fine di ottobre, scienziati, collezionisti e commercianti di tutto il mondo si incontrano a Monaco per scambiare, ammirare e acquisire tesori naturali unici.

Una delegazione di Paleofox.com ovviamente sarà presente e cercherà di fotografare e osservare i reperti unici presenti in fiera. Ma vediamo quali anticipazioni l'ufficio stampa di Monaco ha rilasciato questo anno.

Il 26 ottobre 2018 si apre la “Mineralientage Munich” nell'area espositiva e fieristica di Riem di Monaco. Link google maps: https://goo.gl/maps/brC9HsxdSMp

I visitatori potranno osservare una varietà di tesori unici della nostra terra e la più grande selezione di minerali, fossili e pietre preziose in Europa provenienti da tutto il mondo. Le mostre speciali del 2018 saranno: "Living Unique" mostra che sottolinea il fascino di fossili, minerali, gemme di milioni di anni fa che possono diventare gioielli inseriti nel design della casa. Opere d'arte, mobili e oggetti di uso quotidiano in questa mostra diventano non sono solo unici, ma anche misteriosi, mistici e nobili allo stesso tempo.

I gioielli originali del re Ludwig II e dell'imperatrice "Sisi" (conosciuta in generale come “Sissi” ma questo è un errore comune per noi latini) provenienti da musei e collezioni private non sono l'unico punto forte della mostra speciale "The Treasures of Wittelsbacher ". In occasione dell'anno giubilare in Baviera la mostra si occupa dei gioielli e dei tesori della casa regnante bavarese.

Sarà presente anche il meteorite Mauerkirchen, il più grande meteorite di pietra ritrovato sul territorio bavarese (in tempi antichi, oggi territorio austriaco), celebra il suo 250 ° anniversario e ottiene quindi il suo posto in fiera. Nel 1768, non lontano dall'allora abitato di Mauerkirchen avvenne la caduta di un meteorite. Il 20 novembre di quell'anno cadde con un peso di 21,3 chilogrammi il meteorite di pietra ad oggi più pesante del territorio bavarese (oggi territorio austriaco). Allo stesso tempo, il meteorite di Mauerkirchen è il più grande meteorite che finora è stato recuperato in territorio austriaco. La parte principale del meteorite è conservato oggi nel Museo Regno dei Cristalli di Monaco (Museum Reich der Kristalle - http://www.mineralogische-staatssammlung.de/index.php/en/).

Due delle più grandi collezioni museali di minerali del mondo saranno riunite per l'occasione. Lo spettacolo “Elemente als Mineralien” porteranno in vita la tavola periodica degli elementi e mostreranno la bellezza degli elementi e come si potranno trovare in natura.

Un altro punto di sicura attrazione per noi appassionati sarà la ricostruzione del più grande e robusto mai trovato Pterosauro soprannominato "Dracula".

Esperti e consulenza del Forum Minerale
Al Salone di Monaco, i visitatori hanno l'opportunità di incontrare scienziati, curatori, collezionisti, club, hobbisti, e commercianti e partecipare ed informarsi grazie alle conferenze tenute presso il “Forum Minerale”. Inoltre, vi saranno servizi speciali come consigli sul valore intrinseco dei gioielli o delle pietre preziose. Attenzioni speciali sono rivolte ai bambini attraverso le lezioni educative.

Un Mondo di avventure per tutta la famiglia
In vari stand dedicati, in fiera, i bambini impareranno quanto è eccitante la scoperta, la natura e quanto la scienza può essere divertente. L'offerta include il lavaggio dell'oro, la ricerca delle Gemme, apertura geodi, intaglio della pietra ollare, spaccare le lastre fossili, fare gioielli da soli, capire le pietre e molto altro ancora. Un asilo gratuito permette ai genitori di godersi una passeggiata rilassata attraverso la fiera. Oppure, diventando essi stessi attivi, partecipando ad un workshop per la progettazione di gioielli individuali.

DATE: 26-28 ottobre (26 ottobre solo ingresso Professionale - 27-28 ottobre Pubblico)

Come raggiungere la Fiera

La fiera di Monaco è perfettamente collegata al suo aeroporto internazionale con numerosi voli diretti verso la destinazioni più importanti in Europa e nel mondo. Il moderno centro fieristico è raggiungibile in 20 minuti dal centro città in auto o con i mezzi pubblici.

Munich Show si svolge presso il centro fieristico di Monaco (Messe München). Si prega di accedere all'evento tramite l'entrata EST (OST).

link google maps: https://goo.gl/maps/1b7Uapx3mh12

Indirizzo di navigazione:

Messegelände München
Eingang Ost
Am Messeturm 4
81829 München
Germania

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Paleontologia Tue, 23 Oct 2018 11:06:23 +0200
Meduse, viaggio alla scoperta di un universo trasparente https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/327-meduse,-viaggio-alla-scoperta-di-un-universo-trasparente.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/327-meduse,-viaggio-alla-scoperta-di-un-universo-trasparente.html Meduse, viaggio alla scoperta di un universo trasparente

Nell’ambito delle celebrazioni per il Ventennale dell’Ateneo, dal 19 ottobre al 15 dicembre l’Università di Milano-Bicocca - con la collaborazione dell’Acquario di Genova, dell’Acquario di Milano e del Museo Civico di Storia naturale di Milano - ospita una mostra dedicata alle meduse con un progetto principalmente dedicato alle scuole.

Milano, 10 ottobre 2018 – Abitano i nostri mari da 600 milioni di anni, il loro corpo è costituito dal 98 per cento di acqua ed è composto da una parte superiore, detta “ombrella”, dalla caratteristica forma a campana e da una parte inferiore, i tentacoli, più o meno lunghi a seconda delle specie. Le meduse sono le protagoniste della mostra che l’Università di Milano-Bicocca inaugurerà venerdì 19 ottobre presso l’edificio U6, nell’ambito delle celebrazioni del Ventennale dell’Ateneo, grazie alla collaborazione con l’Acquario di Genova, l’Acquario di Milano e il Museo Civico di Storia Naturale di Milano.        

Attraverso un percorso che si snoda tra dieci acquari, fossili rari, suggestive fotografie e riferimenti letterari si scoprirà come si muovono e come mangiano le meduse, qual è la loro importanza per l’ecosistema marino, e ancora, quali sono le caratteristiche che le rendono una presenza estiva poco gradita ai bagnanti.

Diverse le specie ospitate nella mostra provenienti dall’Acquario di Genova, specializzato ormai da anni nella riproduzione di questi delicatissimi animali: una specie cosmopolita – la medusa quadrifoglio Aurelia aurita – e tre specie tropicali - Phyllorhiza punctata, Cassiopea andromeda, la medusa che vive a testa in giù, e Sanderia malayensis.      

Dall’ecologia alla medicina, la mostra offre l’opportunità di approfondire gli aspetti interdisciplinari di questo universo trasparente: l’aumento del numero di meduse dovuto alla diminuzione di predatori naturali come le tartarughe marine, il loro rapporto con il problema dell’inquinamento da plastica in mare e il loro utilizzo come cibo del futuro.

La mostra prevede attività didattiche e visite guidate per gli studenti delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. È possibile conoscere date e orari delle visite guidate visitando la pagina https://www.unimib.it/eventi/meduse. L’esposizione è ad accesso libero negli orari e nei giorni di apertura dell’edificio U6, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 20 e sabato dalle 8 alle 14, fino al 15 dicembre 2018.

«Le meduse sono animali capaci di destare grande fascino e interesse – spiega Paolo Galli, coordinatore scientifico della mostra e docente di Ecologia dell’Università di Milano-Bicocca - in grado di abitare tutto il globo e fondamentali per la catena alimentare in quanto mangiate da pesci e tartarughe marine. Durante l’esposizione verrà mostrato, ad esempio, come i sacchetti di plastica gettati in mare vengono spesso confusi per meduse, creando gravi danni agli animali che si nutrono di questi organismi.         

Grazie al supporto del Museo di Storia Naturale di Milano, inoltre, verranno esposti dei rari fossili di meduse: se consideriamo che il corpo delle meduse è costituito in buona parte d’acqua e che non possiede parti dure, il loro ritrovamento tra i fossili ha dell’incredibile».

«Siamo molto contenti di collaborare a questa importante iniziativa che ci consente di rendere ancora più salda la partnership con una delle eccellenze del mondo universitario in Italia – commenta Giorgio Bertolina, amministratore delegato di Costa Edutainment, società di gestione dell’Acquario di Genova – con interessanti risvolti dal punto di vista scientifico, didattico e divulgativo. La mostra è un’occasione per condividere con il pubblico la conoscenza di questi animali così affascinanti e delicati, cui l’Acquario di Genova dedica una sala, e la necessità di proteggerli e tutelarli al pari di tutte le creature marine».

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info@rswitalia.com (Super User) Paleontologia Wed, 10 Oct 2018 13:25:43 +0200
Morturneria seymourensis, descritto un plesiosauro filtratore grazie allo studio sui suoi resti! https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/324-morturneria-seymourensis,-descritto-un-plesiosauro-filtratore-grazie-allo-studio-sui-suoi-resti.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/324-morturneria-seymourensis,-descritto-un-plesiosauro-filtratore-grazie-allo-studio-sui-suoi-resti.html

Lo studio dell'anatomia dei resti fossili del cranio di un fossile rinvenuto trent’anni fa ha fornito nuove informazioni sullo stile di vita e sull’evoluzione di un gruppo di rettili marini estinti.

Nel 1984 quando Sankar Chatterjee, curatore di paleontologia del Museum of Texas Tech University, e Bryan Small, un suo studente, hanno portato alla luce sull’isola di Seymour (Antartide) un cranio incompleto e alcune vertebre cervicali di un plesiosauro vissuto nel tardo Cretaceo, non pensavano che avrebbero scoperto un fossile unico di circa 70 milioni di anni fa. Questa nuova specie di rettile marino è stata chiamata Morturneria seymourensis, in onore del dott. Mort D. Turner (noto geologo americano) ed i suoi resti ora sono conservati presso il Museum of Texas Tech di Lubbock (Texas – USA).

M. seymourensis viveva nelle acque dell’Antartite nello stesso periodo in cui i dinosauri camminavano incontrastati sulle terre emerse. Era di grandi dimensioni (circa 15 metri di lunghezza), largo e appiattito dorso-ventralmente, la testa era di forma arrotondata, il collo lungo e la coda era corta. Inoltre M. seymourensis era un abile nuotatore, munito di quattro lunghe pinne che usava per spostarsi velocemente in acqua.

Questa specie si contraddistingue per la presenza di denti di morfologia insolita per il gruppo a cui appartiene, lunghi e sottili, molto ravvicinati tra loro e apparentemente più fragili rispetto a quelli conici, robusti e affilati degli altri plesiosauri. In particolare, i denti dell’arcata inferiore possiedono una forma che non era mai stata osservata prima nei rettili marini: non sono rivolti verso l’alto, bensì protrusi verso l’esterno e orientati verso il basso.

E’ proprio grazie a queste caratteristiche che è stata avanzata sin da subito l’ipotesi che M. seymourensis non orientasse la propria caccia verso animali di grossa taglia, come grandi pesci ed ammoniti. E quindi, la domanda era come poteva alimentarsi con queste caratteristiche?

La risposta a questa domanda è stata pubblicata recentemente sul Journal of Vertebrate Paleontology, ben 33 anni dopo il ritrovamento del fossile. Si è scoperto che M. seymourensis si alimentava mediante filtrazione. E’ molto plausibile che i denti lunghi, sottili e delicati possano aver formato un “dispositivo di cattura” che permetteva a questo animale di nutrirsi di piccoli pesci e crostacei, i cui resti abbondano nello stesso giacimento fossile. M. seymouriensis nuotava con le fauci spalancate e quando chiudeva la bocca i denti formavano una sorta di setaccio, che filtrava il cibo espellendo l’acqua in eccesso.

Tale stile di alimentazione è assente in altri plesiosauri noti, ma si osserva ad esempio nelle balene attuali: si tratta di un caso sorprendente di evoluzione convergente tra rettili e mammiferi, ovvero di un adattamento simile condiviso tra gruppi di organismi che non possiedono uno stretto legame di parentela. In questa ricerca non solo sono state fornite nuove informazioni sull’ecologia dei plesiosauri, ma anche sulla loro storia evolutiva.

Link

http://www.everythinglubbock.com/news/local-news/texas-tech-paleontologist-aids-in-new-discovery-33-years-after-finding-fossil/802080667

Bibliografia:

O’Keefe F. R., Otero R. A., Soto-Acuña S., O’gorman J. P., Godfrey S. J., Chatterjee S., 2017. Cranial anatomy of Morturneria seymourensis from Antarctica, and the evolution of filter feeding in plesiosaurs of the Austral Late Cretaceous. Journal of Vertebrate Paleontology e1347570: 1-13. DOI:10.1080/02724634.2017.1347570

Immagine Credit: S. J. Godfrey

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Paleontologia Tue, 17 Oct 2017 09:23:52 +0200
STUDIOSI AMERICANI DEDICANO NUOVA SPECIE DI RETTILE PREISTORICO A PROFESSORE ITALIANO: SI CHIAMA AVICRANIUM RENESTOI https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/323-studiosi-americani-dedicano-nuova-specie-di-rettile-preistorico-a-professore-italiano-si-chiama-avicranium-renestoi.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/323-studiosi-americani-dedicano-nuova-specie-di-rettile-preistorico-a-professore-italiano-si-chiama-avicranium-renestoi.html

Il professor Renesto, paleontologo dell’Università degli Studi dell’Insubria ha descritto la maggior parte dei Drepanosauromorfi, gruppo di rettili a cui appartiene l’Avicranium renestoi, una specie di grosso camaleonte con la testa d’uccello diffuso in due continenti e identificato anche in Lombardia e Friuli

Como, 16 ottobre 2017 – Un rettile preistorico porta il nome di un professore italiano: infatti alcuni studiosi americani hanno dedicato una specie di oltre 200 milioni di anni fa al professor Silvio Renesto, paleontologo dell’Università degli Studi dell’Insubria, chiamandola “Avicranium renestoi”.

Nell’ultimo articolo della Royal Society Open Science Publishing (ottobre 2017) i ricercatori Adam C. Pritchard del National Museum of Natural History di Washington e Sterling J. Nesbitt, della Yale University di New Haven, (USA) hanno descritto una nuova specie di rettile preistorico del Triassico Superiore (circa 200 milioni di anni fa) del Nuovo Messico. La nuova specie è stata denominata Avicranium renestoi: “Avicranium” perché il cranio ricorda di più quello di un uccello che quello di un rettile, “renestoi” perché dedicata al professor Renesto, paleontologo dell’ Università dell’Insubria in quanto, come scrivono gli autori, il professor Renesto ha descritto la maggior parte dei rettili Drepanosauromorfi, gruppo a cui appartiene Avicranium renestoi.

I Drepanosauromorfi furono scoperti per la prima volta nei giacimenti Triassici della Lombardia e del Friuli. Erano dei bizzarri piccoli rettili (il più grande non superava mezzo metro) dallo scheletro altamente specializzato, cosa che rendeva molto difficile stabilire in che ambiente vivessero e quali fossero le relazioni con gli altri rettili. Il professor Renesto, che li ha studiati fin dagli anni ’90, ha dimostrato che si trattava di rettili specializzati per la vita arboricola, vagamente simili a dei camaleonti con il collo lungo e la coda a foglia, che catturavano le prede, (soprattutto insetti) con le fauci a becco o afferrandoli con le braccia dotate di “mani” a pinza. I lavori del professor Renesto hanno permesso di attribuire a questo gruppo resti incompleti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, che non si sapeva come classificare, scoprendo così che si trattava di un gruppo molto diffuso. I Drepanosauromorfi sono scientificamente interessanti sia per il singolare adattamento ad una particolare nicchia ecologica che per la diffusione geografica che attraversava due continenti.

Il ruolo del professor Renesto nello studio dei Drepanosauromorfi era già stato riconosciuto dal dottor David Unwin, ai tempi all’Università di Leicester, il quale nel 2005 in una nota nel suo libro sui rettili volanti (Pterosaurs in Space and Time) scriveva “La massima autorità sui drepanosauri è Silvio Renesto…. che ha pubblicato numerosi importanti articoli su questi notevoli animali”.

 

Link all’articolo:

http://rsos.royalsocietypublishing.org/content/royopensci/4/10/170499.full.pdf

 

Gabriella Lanza
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Università degli Studi dell'Insubria
Addetto stampa 

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Paleontologia Mon, 16 Oct 2017 16:28:27 +0200
Nuove specie di formiche fossili (Hymenoptera: Formicidae) dell'Eocene medio della Kishenehn Formation, Montana, USA. https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/320-nuove-specie-di-formiche-fossili-hymenoptera-formicidae-dell-eocene-medio-della-kishenehn-formation,-montana,-usa.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/320-nuove-specie-di-formiche-fossili-hymenoptera-formicidae-dell-eocene-medio-della-kishenehn-formation,-montana,-usa.html

“Crematogaster aurora” regina. Questa specie è la più antica conosciuta del suo genere.

Sono stati ritrovati ultimamente nel Nord Ovest del Montana all'interno degli strati della Kishenehn Formation (Eocene medio, circa 46 Milioni di anni fa) un buon numero di insetti fossili ben conservati. I ricercatori John S Lapolla e Dale E Greenwalt, hanno potuto quindi, estrarre e studiare alcune specie fossili di insetti ed in particolar modo di formiche fossili. Sono state analizzate 249 formiche fossili, di cui 152 è stato possibile assegnare ad una sotto-famiglia. Di queste 12 sono nuove specie segnalate e vengono formalmente descritte. Viene istituito un nuovo genere appartenente ai Dolichoderinae (Ktunaxia, gen. Nov.) e sono segnalate le due specie fossili più antiche del genere estinto Crematogaster (C. aurora, sp. nov.) e Pseudomyrmex (P. saxulum, sp. nov.).  

L'Eocene è un periodo importantissimo per l'evoluzione di questo clade, in quanto, proprio in questo periodo inizia a diffondersi ed evolversi, quindi lo studio di tali fossili permette di chiarire l'evoluzione di questi insetti. La formazione “Kishenehn Formation” permette di aprire una finestra sulla evoluzione delle formiche nell'Eocene e quindi acquisisce una importanza globale in merito a tali studi.

"Dolichoderus dlusskyi" operaia.

 

Credits: http://periodicos.uefs.br/ojs/index.php/sociobiology/article/view/717

DOI: 10.13102/sociobiology.v62i2.163-174

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Paleontologia Sun, 17 Jan 2016 22:53:55 +0100
Paleontologi pensano di aver trovato il primo giacimento fossile dell'evento K/T (estinzione dei Dinosauri) https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/318-paleontologi-pensano-di-aver-trovato-il-primo-giacimento-fossile-dell-evento-k-t-estinzione-dei-dinosauri.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/318-paleontologi-pensano-di-aver-trovato-il-primo-giacimento-fossile-dell-evento-k-t-estinzione-dei-dinosauri.html

65 Milioni di anni fà, sulla Terra è avvenuta uno dei più grandi eventi di estinzione della vita animale e vegetale. Si calcola che tale evento denominato KT, abbia fatto sparire il 75% della vita grazie ad una crisi ambientale forse generata da un impatto catastrofico o mutazioni climatiche dovute a grandi eruzioni vulcaniche. L'evento è sopratutto ricordato per aver fatto sparire i Dinosauri tanto famosi fra il grande pubblico. Ma, ad oggi, non era stato mai ritrovato un giacimento fossile che era la testimonianza d tale evento. Ora, in una cava dietro un centro commerciale in una piccola cittadina del New Jersey, pare (e qui gli scienziati sono molto cauti) di aver ritrovato finalmente un giacimento fossile di quell'evento.

Gli scienziati coinvolti sono molto cauti. Ancora non hanno evidenze certe che il sito appartenga all'evento, anche se la datazione è molto vicina al famoso K/T. Il Dr. Kenneth Lacovara, che è la persona incaricata dalla Rowan University (http://www.rowan.edu/home/) di guidare le ricerche e gli scavi, dice che stanno cercando di vedere se l'ipotesi è reale analizzando i fossili, i sedimenti ed i dati chimici. 

Ricercatori scavano il giacimento fossile che contiene centinaia di fossili di un'epoca molto vicina al K/T. Credits Rowan University

La cava della cittadina di Mantua, nella parte centrale dello stato del New Jersey, are di proprietà per oltre un centinaio di anni dell'azienda Inversand Company (http://www.inversand.com/) da cui estraeva marne utilizzate per l'industria dei fertilizzanti e per il trattamento delle acque. Tale cava però era conosciuta anche per la ricchezza dei suoi fossili, per la maggior parte marini. Alla fine del Cretaceo, tale territorio era un mare tropicale poco profondo ricco in pesci, tartarughe, coccodrilli e Mosasauri. Ma 66 milioni di anni fà, qualche cosa è successo, e tali animali si sono conservati nel giacimento fossile che ora affiora nella cava.

La Rowan University acquista la cava (news) nel 2015 dalla Inversand Company per circa 2 milioni di dollari. Pianifica un lavoro di scavo per sciogliere il mistero in relazione a cosa è successo circa 65 milioni di anni fà. Se la ricerca e gli scavi confermeranno che tale sito è il primo giacimento fossile legato all'evento K/T, tale giacimento diverrebbe il primo ed più importante sito internazionale legato all'estinzione dei Dinosauri, permettendo di capire cosa è successo esattamente in quel momento.

Intanto l'università pianifica di trasformare il sito in un centro educativo ambientale e paleontologico, con Museo e attrezzature educative annesse, escursioni, scavo di fossili e molto altro, per educare e ispirare le prossime generazioni non solo nella paleontologia, ma nelle scienze in generale.

 

Credits photo : Rowan University (http://www.rowan.edu/home/)

Link

http://www.cretaceousmantua.com/

http://www.nytimes.com/2016/01/05/science/behind-a-shopping-center-in-new-jersey-signs-of-a-mass-extinction.html?_r=0

http://today.rowan.edu/home/news/2016/01/05/behind-shopping-center-new-jersey-signs-mass-extinction

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Paleontologia Wed, 13 Jan 2016 16:16:18 +0100
Il più grande coccodrillo marino superò l'estinzione del Giurassico. Machimosaurus rex https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/317-il-più-grande-coccodrillo-marino-superò-l-estinzione-del-giurassico-machimosaurus-rex.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/317-il-più-grande-coccodrillo-marino-superò-l-estinzione-del-giurassico-machimosaurus-rex.html

Si chiama Machimosaurus rex, è lungo quasi 10 metri per poco meno di 3 tonnellate di peso. Nuovi studi datano lo scheletro, rinvenuto nella regione di Tataouine in Tunisia, a 130 milioni di anni fa, indicando che questi grandi animali erano ancora in vita durante il Cretaceo

Il governatorato di Tataouine nella Tunisia meridionale si è rivelata una regione fondamentale per poter comprendere "l'età di mezzo" del periodo dei dinosauri. Dal 2009, un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali e del Museo Geologico "Giovanni Capellini" dell’Università di Bologna, coordinato dal professor Federico Fanti, in collaborazione con l’Office National des Mines di Tunisi, ha riportato alla luce i resti fossilizzati di diverse specie di pesci, tartarughe, rettili volanti e dinosauri, rivelando un incredibile ecosistema risalente a oltre 100 milioni di anni fa.



Nel dicembre del 2014, durante una spedizione finanziata dal National Geographic Society Committee for Research and Exploration, il gruppo ha scoperto lo scheletro di un gigantesco coccodrillo, una specie nuova per la scienza, che è stato chiamato Machimosaurus rex.

Machimosaurus rex è il più grande coccodrillo marino mai ritrovato, lungo quasi 10 metri e con un peso complessivo di quasi 3 tonnellate, circa il doppio di un moderno coccodrillo di mare. Il Machimosaurus era all'apice della catena alimentare in un vasto ambiente lagunare collocato tra le aride regioni sahariane e l’oceano della Tetide che al tempo separava Africa e Europa. Studi accurati sul cranio di Machimosaurus indicano una straordinaria forza nel morso, capace di frantumare i solidi carapaci delle grandi tartarughe marine di cui numerosi fossili sono stati rinvenuti assieme al coccodrillo.

 

Machimosaurus appartiene ad un gruppo di grandi coccodrilli che viveva nei mari e nelle regioni costiere circa 150 milioni di anni fa, verso la fine del periodo Giurassico. I fossili rinvenuti in Europa e Nord America documentano che in questo periodo diversi gruppi di rettili marini attraversarono un periodo di crisi e la loro biodiversità calò drasticamente. Per questo motivo, il passaggio dal periodo Giurassico a quello Cretaceo è stato considerato per lungo tempo come un periodo di estinzione a livello globale. Machimosaurus rex e le altre specie fossili rinvenute in Tunisia sono state datate a 130 milioni di anni fa, quindi erano ancora in vita durante il Cretaceo, circa 25 milioni di anni dopo il periodo della presunta estinzione globale. Proprio per questo motivo, questa scoperta fornisce nuovi dati per interpretare gli eventi della fine del Giurassico, una crisi biologica ancora poco compresa se confrontata con altri eventi simili, come la famosa estinzione alla fine del Cretaceo che causò la scomparsa dei dinosauri non aviali.

La descrizione di Machimosaurus rex, pubblicata sulla rivista Cretaceous Research, ha coinvolto un team internazionale di ricercatori: Federico Fanti, Andrea Cau, Luigi Cantelli and Michela Contessi (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Italia); Tetsuto Miyashita (University of Alberta, Edmonton, Canada); Fawsi Mnasri e Jihed Dridi (Office National des Mines, Tunisi, Tunisia). Marco Auditore (Museo Paleontologico di Monfalcone, Trieste, Italia) ha ricostruito le scheletro e gli elementi danneggiati di Machimosaurus rex. Davide Bonadonna ha realizzato la ricostruzione in vita del gigantesco coccodrillo e del suo ecosistema.

http://www.magazine.unibo.it/archivio/2016/01/11/il-piu-grande-coccodrillo-marino-sopravvisse-allestinzione-del-giurassico

Life reconstruction: Davide Bonadonna
DOI: 10.1016/j.cretres.2015.11.011
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Paleontologia Tue, 12 Jan 2016 01:09:46 +0100
L'ultimo pasto per un fossile di Saurichthys ne rivela gli organi interni https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/316-l-ultimo-pasto-per-un-fossile-di-saurichthys-ne-rivela-gli-organi-interni.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/316-l-ultimo-pasto-per-un-fossile-di-saurichthys-ne-rivela-gli-organi-interni.html

Evincere gli organi interni di un fossile di solito è un lavoro quasi impossibile per i paleontologi. La fossilizzazione, evento raro ed imprevedibile, data la particolare natura delle condizioni chimico-fisico necessarie, nella maggior parte dei casi, non conserva i tessuti molli e gli organi interni degli animali. Un fossile in particolare, ritrovato nel sud della Svizzera, oggi ci svela grazie al suo ultimo pasto la forma del suo intestino.

Studiato dai paleontologi dell'Università di Zurigo (http://www.uzh.ch/) un predatore del genere Saurichthys, pesce fossile del Triassico, dimostra di possedere un intestino a spirale simile a squali e razze. Questa scoperta riempe un gap di conoscenza sulla evoluzione del tratto gastrointestinale dei vertebrati.

L'ultimo pasto di questo pesce fossile, ritrovato in eccezionale stato di conservazione, ha permesso di ricostruire con accurata precisione, il tratto gastrointestinale e di studiare quindi la sua forma e anatomia, per la prima volta al mondo.

I ricercatori si sono accorti della eccezionale scoperta, quando il fossile, proveniente dal famoso giacimento di Monte San Giorgio, in Canton Ticino, veniva preparato in laboratorio. Una visione sotto la luce UV ha permesso di mettere in evidenza l'ultimo pasto del predatore e quindi vedere la forma del tratto gastrointestinale. Per rendere la ricerca utile e completa gli studiosi hanno realizzato una documentazione sulla anatomia di un largo numero di pesci fossili oggi estinti. Inoltre sono state realizzate dei calcoli statistici sulla forma e l'anatomia dei tratti gastrointestinali dei vertebrati fossili mettendo in evidenza la lacuna scientifica su tale argomento.

Uno stile di vita attivo

La scoperta di tale fossile e della sua anatomia gastrointestinale mette in evidenza che; la somiglianza con il tratto gastrointestinale degli attuali squali e razze, predatori attivi e con uno stile di vita attivo ed energeticamente elevato, dimostra che gli avvolgimenti a spirale del tratto gastrointestinale permette di ottenere una maggior quantità di energia dai propri pasti, e quindi una vita da predatore attivo dotato di energia e velocità nei movimenti. Questa scoperta conferma le ipotesi del passato sulla vita di questo predatore dei mari antichi, aggiungendo un tassello evolutivo importante nella storia dei Vertebrati.

 

Credit: Image courtesy of University of Zurich

 

Citazioni: Thodoris Argyriou, Marcus Clauss, Erin E. Maxwell, Heinz Furrer, and Marcelo R. Sánchez-Villagra. Exceptional preservation reveals gastrointestinal anatomy and evolution in early actinopterygian fishes. Scientific Reports. January 6, 2016. Doi: 10.1038/srep18758

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Paleontologia Sun, 10 Jan 2016 21:13:59 +0100
Appello internazionale a tutti i collezionisti di oggetti naturali e culturali - si prega di firmare la petizione "Per preservare il diritto di collezionare da parte dei privati"! https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/313-appello-internazionale-a-tutti-i-collezionisti-di-oggetti-naturali-e-culturali-si-prega-di-firmare-la-petizione-per-preservare-il-diritto-di-collezionare-da-parte-dei-privati.html https://paleofox.com/articoli-ita/paleontologia-ita/29-paleontologia-ita/313-appello-internazionale-a-tutti-i-collezionisti-di-oggetti-naturali-e-culturali-si-prega-di-firmare-la-petizione-per-preservare-il-diritto-di-collezionare-da-parte-dei-privati.html

https://www.openpetition.de/petition/online/fuer-den-erhalt-des-privaten-sammelns?language=it_IT.utf8

Il governo tedesco ha in programma di far passare una cosiddetta legge di protezione dei beni culturali all'inizio del 2016.
Una prima proposta della legge è stata pubblicata il 14 settembre 2015 e minaccia la ricerca e la raccolta di beni naturali (come i fossili ed i minerali, ecc) e dei beni culturali (tra cui manufatti, monete, francobolli, opere d'arte ecc.).

I collezionisti privati ​​così come gli scienziati, i commercianti e gli organizzatori di fiere verrebbero bloccati da questo ingiusto regolamento.
Nessun rappresentante delle scienze naturali è stato consultato durante la fase di ideazione di questa proposta di legge. Aggregando completamente diverse discipline (beni culturali e beni naturali) in un unico atto, molti regolamenti, inappropriati e fuorvianti, sono all'interno dei vari paragrafi della legge.

L'intento di questa proposta di legge, i funzionari male informati, hanno tentato attraverso un testo scritto male la necessità di una regolamentazione drastica riguardante l'attività di scavi illeciti e conseguente commercio illegale di manufatti, che potrebbero, in ultima analisi, essere utilizzati per il finanziamento del terrorismo.
Questo uso presunto di beni naturali e culturali sfida sia la logica che i precedenti storici in Germania.

Collezionisti, scienziati e commercianti sono minacciati da:

- Varie formalità di importazione insensate che sono impossibili da osservare per ogni singolo bene naturale o culturale (la legislazione vigente non prevede un controllo di oggetti che possiedono un valore al di sotto di una soglia specificata),

- il mancato rispetto delle formalità porterebbe direttamente alla classificazione del possesso di beni naturali e culturali in una situazione illegale, che permetterebbe di criminalizzare i collezionisti da atti più o meno arbitrari da parte delle autorità,

- Proposta di obblighi di diligenza per i concessionari che sono difficili o impossibili da ottenere,

- Legge retroattiva molto discutibile e l'inversione delle prove a carico del collezzionista. (mancanza della "clausola del nonno"),

- Ostacolo allo sviluppo delle scienze naturali da un eccesso di burocrazia e la privazione di fonti per nuovi materiali (collezionisti, mercanti e gli scambi culturali fra i vari musei e/o enti),

- Il divieto virtuale di scambio internazionale e del commercio di beni culturali e naturali (ad esempio, fossili e minerali nelle fiere) dovute al rispetto a requisiti burocratici opprimenti e inutilmente proibitivi che hanno quasi lo stesso effetto di embarghi o divieti.


La raccolta non è distruzione dei beni culturali e naturali; è proprio il contrario: la raccolta è importante perchè preserva i beni naturali e culturali per le generazioni future! Scienziati e collezionisti cooperano ottimamente nel campo delle scienze naturali in Germania ("la scienza è dei cittadini").

Chiediamo una revisione fondamentale del testo di legge, con il supporto degli studiosi delle scienze naturali, collezionisti privati e commercianti di scienze naturali per poter proporre regole che abbiano senso! I collezzionisti dei beni culturali devono anche essere ascoltati, forse portando a separare i campi che sono distinti come considerazione finale.

I Beni naturali sono patrimonio dell'umanità e non il patrimonio culturale di un unico Stato nazionale. Limitazioni per lo commercio, per il prestito di oggetti da istituto a istituto derivante dalla crescente burocrazia non sono necessari per ogni singolo oggetto; tuttavia, possono essere solo giustificati per determinati oggetti dotati di valore sia scientifico e economico oltre una certa soglia predefinita.


Per favore firmate la petizione "Per preservare il diritto di collezionare da parte dei privati"!


Ogni voto conta e aumenta la pressione sui politici ad agire in maniera sensata ben informati e e per il bene comune! Speriamo nella solidarietà internazionale di tutti i collezionisti dei beni naturali e culturali e degli scienziati che lavorano nel campo delle scienze naturali.
 
Si prega di diffondere questa richiesta ai collezionisti, famigliari, amici, conoscenti, musei e istituzioni - ognuno di noi ha un solo voto - infinite grazie!

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Paleontologia Mon, 02 Nov 2015 14:53:15 +0100