Elenco alcuni articoli presenti online su questa pista ritrovata su un masso utilizzato per difesa costiera:
IL DINOSAURO “GATTONANTE” DI LATINA
Il dinosauro “gattonante” di Latina: un ‘istante di vita’ del Cretacico descritto dai ricercatori del Dipartimento
Nelle ultime settimane sta avendo un ampia risonanza mediatica, su testate nazionali e locali, lo studio sulle impronte di dinosauro del Cretacico trovate presso Rio Martino a Latina, condotto da ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra. Le impronte sono state scoperte in origine dal fotografo professionista Bruno Tamiozzo, e sono state segnalate dal geologo Stefano Panigutti all’attenzione del prof. Umberto Nicosia. Le tracce di dinosauro, preservate su un calcare di piattaforma carbonatica con età Aptiano/Albiano inferiore, sono state studiate da Umberto Nicosia, Paolo Citton e Marco Romano del Dipartimento di Scienze della Terra, in collaborazione con i colleghi dell’INGV Iacopo Nicolosi e Roberto Carluccio; i risultati dello studio sono stati pubblicati in due contributi su riviste scientifiche internazionali (Citton et al., 2015; Romano e Citton, 2016).
Le impronte, lasciate da un dinosauro carnivoro di media taglia, costituiscono un importante tassello per la nostra comprensione del record a impronte dinosauriane italiane. Tassello con importanti ripercussioni anche per più ampie ricostruzioni di carattere geodinamico e paleobiogeografico discusse estesamente nelle pubblicazioni. Altre inferenze maggiori ricavabili dalle impronte riguardano la biologia ed etologia del dinosauro. Le tracce hanno infatti cristallizzato per sempre, nel ‘tempo e nello spazio’, un “attimo di vita” del dinosauro teropode. Una sorta di vero e proprio fermo immagine dal Cretacico che permette di ricavare un comportamento del tutto “peculiare” per l’animale che le ha lasciate. Le lunghe tracce del metatarso indicano infatti una posizione “accucciata” e un andatura “gattonanante” per il dinosauro: il teropode doveva cioè procedere lentamente e con il corpo molto vicino al suolo, come si osserva ad esempio negli attuali felini che si preparano per un agguato. Queste evidenze etologiche particolari possono essere ricollegate in realtà a un ampio spettro do comportamenti, come un abbassamento in prossimità di specchi d’acqua dolce o in corrispondenza di fonti di cibo, preparazione per la predazione, o semplicemente un atteggiamento cautelativo su substrati molli come poteva essere il fango non litificato della piattaforma carbonatica (poggiando anche i lunghi metatarsi, l’animale poteva aumentare di gran lunga la superficie di contatto con il substrato, scongiurando un possibile sprofondamento).
Tramite l’utilizzo di metodi morfometrici (Principal Component Analysis e Cluster Analysis) e utilizzando il materiale scheletrico di riferimento ad oggi conosciuto, è stato possibile ricercare il possibile autore delle tracce. Le impronte sono risultate molto compatibili con teropodi del gruppo degli Ornithomimosauria, con una affinità maggiore al genere Struthiomimus. Il dinosauro doveva essere lungo circa tre metri, con un altezza all’anca di poco superiore al metro. Il possibile autore delle impronte è stato quindi rappresentato “in carne e ossa” dal noto paleoartista e illustratore italiano Davide Bonadonna, con ricostruzione e rappresentazione di un ciclo locomotorio complesso e multifasato, ricostruito nel dettaglio nello studio.
L’importanza della scoperta e del blocco in questione è stata da subito compresa dalla associazione di Latina Sempre Verde (federata a Pro Natura) specialmente nella persona del presidente Luca Cardello, laureto presso il nostro Dipartimento e attualmente ricercatore in Svizzera. L’associazione ha promosso e iniziato una campagna di sensibilizzazione della popolazione e delle autorità locali, per far si che il blocco (che attualmente costituisce parte del molo di Rio Martino) venga trasportato al sicuro presso una struttura pubblica del Comune di Latina, dove possa essere valorizzato e fruito dalla popolazione. È stata inoltre proposta la progettazione e realizzazione di un apposito impianto ostensivo-didattico come supporto alle impronte, per rendere il significato della scoperta più diretto e intuitivo. I ricercatori coinvolti della Dipartimento hanno dato piena disponibilità per una supervisione scientifica in tutte le fasi di messa in sicurezza e preparazione del blocco per la sua corretta esposizione.
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Link: http://www.dst.uniro...nante-di-Latina
Articolo giornale online
Il dinosauro di Rio Martino
Ogni luogo ha una storia da raccontare…
Facendo la guida turistica in Provincia di Latina, ho capito che non esistono luoghi più importanti di altri, più “immaginifici” di altri. Perché, ho scoperto, ogni luogo ha una storia da raccontare, bisogna solo volerla scoprire!
Così, ho cominciato a raccogliere storie e racconti, in un blog chiamato passeggiando.info, che spero possa diventate una mappa interattiva ed emozionale di quello che ci circonda.
Rio Martino, di storia, ne ha una davvero incredibile da raccontare. Per cui ho chiesto a Stefano Panigutti, di condividerla con noi. Stefano è un Paleontologo ed è stato il protagonista di questa incredibile scoperta.
“Una storia di contingenze
Questa storia inizia un giorno di 110 milioni di anni fa, un giorno come un altro, sulla spiaggia di bianchissimo calcare di un atollo corallino in mezzo al Mar della Tetide.
Un piccolo dinosauro bipede, come ce ne sono molti altri, sta camminando sulla porzione di spiaggia lasciata libera dal ritirarsi della marea. Cammina, curioso, in cerca di cibo, su quella che si definisce una piana tidale: quella parte che emerge e viene sommersa dall’andirivieni costante della marea. Allora come adesso, la luna domina il risalire e il ridiscendere incessante del mare.
Il dinosauro cammina e, chissà per quale motivo, decide di accucciarsi. Non si cura delle impronte che ha lasciato sulla spiaggia, perché mai dovrebbe farlo? Non sappiamo cosa abbia fatto poi il nostro animaletto di circa tre metri, dove sia andato, chi o cosa abbia incontrato; quello che sappiamo però, è che le sue impronte hanno avuto un destino ben diverso dal suo. Non sono state distrutte, alterate, perse per sempre. Sono state preservate in qualche modo, magari coperte da una tempesta che ha trasportato abbastanza sabbia da sigillarle per sempre; la sabbia poi si è pian piano trasformata in roccia, cementando le tracce.
Qui inizia una nuova storia di contingenze: una storia che diventa la storia del nostro pianeta e dei movimenti che costantemente lo trasformano.
Quella spiaggia è diventata roccia, quelle isole si sono trasformate in seguito allo scontro tra le placche tettoniche, in montagne.
Quelle montagne sono state erose dagli agenti atmosferici e, infine, abitate da noi uomini.
Da quelle montagne abbiamo tratto delle cave, utilizzando le pietre per creare la foce di un canale di bonifica.
Una di quelle pietre, salvata dalle mine usate dai cavatori, poggiata sul lato giusto per essere osservata, finisce su quel molo, a Latina.
Resta li, in attesa! In attesa che un fotografo, appassionato di paleontologia e amico di un geologo, la riconosca come una possibile traccia di vita del passato. L’amico geologo (appassionato di dinosauri fin dai 9 anni e la cui tesi di laurea riguardava proprio impronte di dinosauro) conferma la scoperta: si tratta di una traccia importante, le impronte di un dinosauro.
La scoperta è confermata dai ricercatori dell’università La Sapienza e quello che avviene dopo è storia nota.
Questa è quindi una storia di contingenze, di tutti quegli eventi senza i quali il nostro dinosauro non sarebbe giunto fino a noi.
Quali probabilità ci sono che proprio quelle impronte si conservassero? Quale probabilità che la formazione delle montagne non le distruggesse per sempre? Quale probabilità che l’uomo aprisse una cava proprio là dove le impronte si erano conservate e che la cava stessa non le distruggesse? Quale probabilità che il masso fosse posizionato in modo utile perché permettesse alle impronte di essere scoperte? Quale probabilità che un fotografo appassionato di fossili e con l’amico geologo le trovasse? Se davvero potessimo calcolare tutte queste probabilità, il numero sarebbe così piccolo da non dare alcuna speranza, invece le impronte sono state scoperte li, a Rio Martino, a Latina: la contingenza le ha portate qui, le ha volute qui!
Proprio perché questa è una storia di contingenze dovremmo, almeno per questa volta, ascoltare le contingenze ed accettare che le impronte restino nel posto che le ha accolte e che ha permesso a tutti di conoscerle. Il luogo più giusto per conservarle e preservarle per le generazioni future, affinché le impronte generino altre contingenze. Immagino un ragazzino che le possa osservare e che, magari si innamori della paleontologia e diventi a sua volta scopritore di altri fossili… Secondo me, il posto che questa storia ha deciso essere la sede finale della camminata iniziata 110 milioni di anni fa resta il Procojo di Borgo Sabotino a Latina.”
Dove sono le impronte?
Al contrario di quanto aveva sperato Stefano e, con lui, un gruppi di associazioni e professionisti di Latina, le impronte sono state trasferito presso la sede del Parco dei Monti Ausoni, lontano dal luogo che ne ha permesso la scoperta. Una decisione presa dalla Soprintendenza, dopo che per anni Parco Nazionale del Circeo e Comune di Latina non sono stati in grado di raggiungere un accordo su conservazione e valorizzazione di questo inestimabile reperto.
Chissà come andrà a finire… e se davvero le impronte, così, finalmente troveranno un riparo.
Staremo a vedere!
Nel frattempo, ecco un video realizzato con Dario Valeri, che ne racconta la storia. Buona visione.
Video
https://www.facebook...235854014799005
link: https://www.latinapr...di-rio-martino/
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Il Dinosauro di Rio Martina
Iniziato da
niccosan
, feb 02 2021 09:48
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