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Museo di Storia Naturale, la balena del Cenozoico riserva nuove sorprese


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7 risposte a questa discussione

#1 federico marini

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Inviato 10 settembre 2009 - 02:03

Museo di Storia Naturale, la balena del Cenozoico riserva nuove sorprese
Il fossile al centro di una ricerca sull'adattamento degli organismI ad ambienti estremi

Com'era il Mediterraneo nel Cenozoico? Lo documenta il fossile di una balena appartenente al Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze - rinvenuto nel 2007 nelle colline di Orciano Pisano - che riserva ora nuove sorprese non solo per i paleontologi. Lo scheletro del cetaceo è al centro di una ricerca condotta dai paleontologi del Dipartimento di Scienze della Terra e dello stesso Museo, pubblicata nel numero di settembre della rivista internazionale Geology, che aggiunge un importante tassello alla comprensione dell'adattamento degli organismi ad ecosistemi che non dipendono dalla luce (Mediterranean fossil whale falls and the adaptation of mollusks to extreme habitats).

La particolarità del reperto è quella di aver mantenuto la connessione anatomica e di essere circondato da una fauna fossile costituita da pesci e invertebrati, il che ha permesso agli studiosi di documentare che cosa è successo in tempi geologici nell'ecosistema marino creato dalla morte del grande mammifero che si è adagiato a circa 150 metri di profondità, sui fondali dell'antico mare cenozoico che occupava buona parte dell'attuale Toscana. Ma il reperto permette adesso ai paleontologi di fornire un importante contributo alla ricerca dei biologi marini circa l'adattamento degli organismi ad ambienti estremi, dove sostanze velenose per la maggior parte degli organismi a noi noti permettono la sopravvivenza di quelli che sfruttano energia attraverso la chemiosintesi e non la fotosintesi.

"Secondo un'ipotesi sostenuta sia da dati paleontologici che molecolari, e ora dal lavoro dei ricercatori della nostra Università, le carcasse di balena durante il Cenozoico hanno costituito delle "pietre di passaggio" in senso evolutivo per l'adattamento agli ambienti estremi di mare profondo - afferma Stefano Dominici, del Museo di Storia Naturale - Il nostro contributo di paleontologi, grazie allo studio di un reperto fossile così ricco di informazioni, è quello di aver fornito la verifica di una ipotesi difficilmente ottenibile dai biologi con indagini in situazioni naturali".

articolo tratto da:
http://www.unifi.it/...w-bid-2359.html

#2 Guest_gpl1_*

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Inviato 10 settembre 2009 - 02:41

Scusa Fedri, ma non ho capito il significato della ricerca....
Significa che a causa della morte del cetaceo, le bicenosi che si sono sviluppate intono alla carcassa hanno permesso lo studio di particolari paleoambienti, o che dallo studio della balena si può risalire alle condizioni paleobatimetriche e paleoambientali passate?
Cioé non vedo o non riesco a capire (mea culpa) il nesso logico tra le tanatocenosi della balena, e le condizioni estreme a 150 mt di profondità, che chiaramente non rappresentavano l'habitat in vita della balena.....

#3 federico marini

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Inviato 10 settembre 2009 - 03:16

A quanto ho capito io si parla di condizione estreme non solo per la profondità, nma anche per la presenza di sostanze velenose per la maggior parte degli organismi a noi noti (prodotte dall'attività microbica, credo...), venedosi così a creare un paleoambiente particolare.
L'articolo, rileggendolo, non è molto chiaro. Comunque, il titolo dell'articolo su Geology è Mediterranean fossil whale falls and the adaptation of mollusks to extreme habitats , quindi credo che si parli solo della fauna associata senza concludere che quello era l'ambiente di vita della balena
Non so poi cosa fa concludere che l'analisi di quest'associazione sia un tasssello del progressivo adattamento delle balene al mare aperto poichè, come giustamente fatto notare, l'ambiente di seppellimento non corrisponde all'ambiente di vita della balena. Forse viene detto questo perchè sono stati notati adattamenti alla vita al mare aperto, ma dovrebbe essere una questione distinta dall'analisi della tanatocenosi

#4 Guest_gpl1_*

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Inviato 10 settembre 2009 - 03:23

Probabilmente, ci si riferisce alle specie occorse in associazione, agli ambienti  "estremi" prodotti dalla putrefazione della materia organica del cetaceo.
Per quello che ne sò è stato scritto anche un articolo a riguardo, ma che non ho mai letto......

Deep-sea food bonanzas: early Cenozoic whale-fall communities resemble wood-fall rather than seep communities
"The evolutionary history of invertebrate communities utilizing whale carcasses and sunken wood in the deep-sea is explored using fossil evidence. Compared to modern whale-fall communities, the Eo-Oligocene examples lack those vent-type taxa that most heavily rely on sulphide produced by anaerobic breakdown of bone lipids, but are very similar in their trophic structure to contemporaneous wood-falls. This sheds doubt on the hypothesis that whale-falls were evolutionary stepping stones for taxa that now inhabit hydrothermal vents and seeps. We suggest that the whale-fall communities reported here represent a new ecologic stage among whale-falls, which we have coined the ‘chemosymbiotic opportunist stage’ and that the ‘sulphophilic stage’ of modern whale-falls developed during the Early Miocene, resulting from a significant increase in both body size and/or oil content of bones among cetaceans during this time."

cmq. se fai avere alla comunity l'articolo mi permetti di leggerlo, visto che non posso scaricarlo da Geology, così da capire esattamente di che si parla.....ciao gianp

#5 federico marini

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Inviato 10 settembre 2009 - 03:30

Neppure io ce l'ho....
comunque, lo posso trovare penso e fartelo avere

#6 Guest_gpl1_*

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Inviato 10 settembre 2009 - 03:34

mettio online il pdf....;)

#7 David

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Inviato 10 settembre 2009 - 08:03

alcuni ricerche farebbero pensare che le grandi carcasse fungono come "trampolini" per la colonizzazione dei pochi "hot spots" di vita negli abissi.

Tra i diversi punti con fauna le vaste distese pongono un problema anche per larve planctoniche - delle carcasse sparse sul fondo potrebbero notevolmente incrementare le possibile "strade" che possono essere seguite per colonizzare nuovi ambienti.

è anche pensabile che lo studio ora condotto voglia mostrare come organismi necrofagi della superficie, seguendo le carcasse  - si sono potuti adattare alla vita sulle singole isole con "black smokers", e in parte minore sulle distese di fango profundali.

teneteci informati !!!

#8 federico marini

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Inviato 11 settembre 2009 - 03:37

Citazione

è anche pensabile che lo studio ora condotto voglia mostrare come organismi necrofagi della superficie, seguendo le carcasse  - si sono potuti adattare alla vita sulle singole isole con "black smokers", e in parte minore sulle distese di fango profundali.

teneteci informati !!!

Esatto, rileggendo penso proprio che l'articolo parli di questo. Comunque, quando potrò leggere l'articolo nella biblioteca di geomineralogia ve lo farò avere




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