Inviato 30 settembre 2015 - 09:57
MINERALI DELLA PROVINCIA DI REGGIO NELL’EMILIA
Una tematica inedita che si accompagna all’evento della presentazione del libro “Minerali della provincia di Reggio Emilia” (autori: Maurizio Scacchetti, Omar Bartoli, Danilo Bersani, Angela Laurora, Stefano Lugli, Daniele Malferrari e Lorenzo Valeriani), che avverrà nella giornata di sabato 3 ottobre presso lo stand AMI (Associazione Micromineralogica Italiana) a EUROMINERALEXPO.
Quella di Reggio Emilia è una provincia inaspettatamente ricca di novità mineralogiche, soprattutto grazie alle ultime ricerche svolte per la realizzazione del presente volume. Oltre alle note presenze di datolite di Campotrera, dai colori bianco, rosa e rosso, e di quarzi neri dei gessi triassici della val Secchia, il reggiano riserva sorprese mineralogiche, come quelle legate alle varie mineralizzazioni a solfuri metallici presenti nelle arenarie dell’alto appennino (greenockite/hawleyite, emimorfite, auricalcite, witherite, ecc.). Scoprirà le meno frequenti presenze mineralogiche delle varie litologie ofiolitiche (vaesite, millerite, jamborite, annabergite), ed anche le più note cristallizzazioni in septarie o in gessi messiniani, per un totale di 57 specie mineralogiche.
Molte di queste specie saranno esposte in 5 vetrine, articolate e suddivise in base alla giacitura in cui si presentano i minerali, proprio come descritte nel libro, presentando un’esposizione inedita di quello che è la mineralogia Reggiana e di come si è evoluta in questi ultimi anni.
MINERALI DELLE ALPI E PREALPI LOMBARDE
Le Alpi Italiane hanno regalato tesori di inestimabile bellezza a importanti collezioni pubbliche e private, oltre ad offrire alla mineralogia un gran numero di specie, alcune delle quali tuttora sono esclusive del territorio, nonché di grande interesse scientifico.
Euromineralexpo continua la panoramica sulla mineralogia alpina iniziata nel 2014 illustrando alcune peculiarità di Piemonte e Valle d’Aosta. Il 2015 sarà dedicato ai Tesori Mineralogici delle Alpi Lombarde, o meglio, su una parte di esse, data la vastità dell’argomento, concentrandosi quindi su Valmalenco e Alta Valtellina. La restante parte sarà sviluppata il prossimo anno nelle tematiche della 45° edizione di EUROMINERALEXPO, nel 2016.
Valmalenco e Alta Valtellina nelle collezioni dei cercatori locali
La Valmalenco ha una storia mineralogica che trova le sue radici nella grande varietà di rocce presenti sul territorio, e nell’attività mineraria, legata soprattutto al Serpentino, da cui un tempo si estraeva l’amianto. In queste rocce si è rinvenuto il demantoide, una varietà di andradite dallo splendido colore verde; è forse il minerale più noto della valle. Pietra di colore e luce straordinari, di grande valore molto apprezzata anche a livello gemmologo e orafo, ha dato campioni di grande pregio dal punto di vista mineralogico che, per qualità dei cristalli e associazione mineralogica, sono tuttora un unicum a livello mondiale. Associata al demantoide si trova la magnetite, in splendidi cristalli neri lucenti su serpentino con amianto.
Nelle serpentiniti della valle, in diverse località si rinvengono anche artinite, perovskite, andradite nera (var. melanite), diopside, titanite, calcite, magnesite, ilmenite e xonotlite, oltre a specie più rare quali per esempio lindsleyite, mckelveyite-(Y), redledgeite e siegenite.
Il quarzo è presente al Dosso dei Cristalli (Lanzada) in campioni unici al mondo per l’eleganza delle forme e per l’associazione con magnesite; grandi cristalli limpidi, spesso su estese druse cristallizzate su cui, raramente, si trovano anche splendidi geminati secondo la legge “del Giappone”.
Dalle rocce della Val di Scerscen provengono invece interessanti minerali di manganese quali rodocrosite, rodonite, spessartina, piemontite e con minor frequenza tiragalloite e altre specie rare. Alcuni di questi campioni mineralogici sono stati recentemente oggetto di lavorazione per ricavarne cabochon dai bellissimi colori.
Questi sono solo alcuni esempi della mineralogia “Malenca”; ma in Valmalenco si è trovato tutto? Certamente no! Il costante ritiro dei ghiacciai lascia oggi scoperte zone inesplorate in passato e potenzialmente oggetto di nuovi ritrovamenti. Altro fattore determinante per nuovi ritrovamenti è la ricerca sul campo. La presenza sul territorio del’ IVM (Istituto Valtellinese di Mineralogia) è fondamentale in questo senso. I soci sono molto attivi e contribuiscono tuttora ad arricchire la conoscenza mineralogica della Valmalenco, estendendo ricerca e documentazione a tutta la Valtellina e al resto della provincia di Sondrio.
Tra i ritrovamenti più recenti, uno merita una segnalazione particolare: l’apofillite della Val Sissone. Tre anni fa, Ivano Fojanini e il figlio Samuele si sono imbattuti in un ritrovamento eccezionale non solo per la Valmalenco, ma per tutto l’Arco Alpino, con apofillite in cristalli rosa grandi fino a 8 cm…!!!
Uscendo dalla Valmalenco, anche l’Alta Valtellina ha le sue peculiarità mineralogiche. Le pegmatiti della Val Dombastone con berillo, granati e tormalina in grandi cristalli, il quarzo della piatta grande, a volte in splendidi cristalli a scettro con calcite e aragonite, l’arsenico nativo e la kermesite dell’Alpe Stabiello (Sondalo) e la calcite, presente in più punti del territorio in cristalli molto variabili per forma e colore. Di particolare importanza sono poi gli splendidi cristalli di gismondina, un minerale del gruppo delle zeoliti, che presso la Cima della Miniera si trova in splendidi cristalli associati spesso a vesuvianite e calcite azzurra; si tratta di esemplari tra i più rappresentativi a livello mondiale per questo minerale.
Il Museo di Storia Naturale “don Bosco” a Euromineralexpo
Il Museo di Storia Naturale “don Bosco”, presso il Liceo Salesiano Valsalice, vanta collezioni scientifiche ricche e ben documentate, costruite e mantenute nel tempo grazie alla passione e alla competenza dei vari conservatori che negli anni si sono occupati di farlo crescere.
Inaugurato da San Giovanni Bosco il 5 luglio 1879 con una prima collezione ornitologica di circa seicento esemplari acquistata da don Bosco a scopo didattico per il Collegio Valsalice, il Museo Naturalistico si arricchì sempre più nei decenni successivi dal 1890 al 1930. Al primo nucleo ornitologico, ancor oggi uno dei più importanti del Museo, per volere dello stesso don Bosco venne aggiunta una raccolta di strumenti scientifici ad uso didattico (tuttora esistenti ed esposti ai visitatori nell’attuale allestimento del Museo) per attrezzare i laboratori di fisica e di chimica.
Successivamente, nel 1889 entrò nelle collezioni del Museo un erbario di milleduecento specie e, nello stesso anno, don Antonio Maria Zaccaria, parroco di Sondalo in Valtellina (Sondrio) donò una pregiata raccolta di minerali e rocce. Nel 1896 giunse la collezione di coleotteri del Brasile di don Nicola Badariotti e l’anno seguente venne acquistata a Salassa (Torino) la raccolta di lepidotteri del cavalier Giacinto Gianelli, una delle più importanti d’Italia.
Nella seconda metà del ‘900 giunsero al Museo anche centinaia di campioni malacologici offerti dal prof. Carlo Carignano ed una collezione di mammiferi donata dall’ing. Antonio de Bono e vennero realizzati notevoli incrementi alle collezioni zoologiche ad opera di don Ferruccio Bertagnolli, don Vincenzo Rasetto e don Luigi Zuppini, con reperti provenienti dal Perù, dall’Australia e dal Madagascar, cui si aggiunsero quelli alle collezioni mineralogiche e petrografiche, grazie all’opera dei confratelli don Eutisio Porrino e don Enrico Pederzani.
Dal 1967 (anno in cui l’allora direttore dell’Istituto Valsalice di Torino don Ludovico Zanella affidò a don Giuseppe Brocardo il compito di riallestire per il Museo, fino al gennaio 2000), l’ attività conservatoriale di don Brocardo fu sempre tesa a organizzare, classificare e valorizzare le collezioni, soprattutto quella mineralogica. Ciò fu reso possibile intessendo una fitta rete di contatti, di scambi e di acquisti con le più importanti istituzioni museali mondiali e con numerosissimi collezionisti e commercianti di minerali, nonché con le missioni salesiane sparse per il mondo, che don Brocardo ebbe modo di aiutare ripetutamente in cambio di reperti etnici e naturalistici.
Successivamente alla morte di don Brocardo, l’incarico di conservatore è passato prima a don Ezio Fonio e, attualmente, a don Francesco Maj, già insegnante di fisica presso l’istituto Valsalice, nonchè conservatore di tutte le apparecchiature scientifico-didattiche.
Il Museo di Storia Naturale “don Bosco” sarà presente a EUROMINERALEXPO 2015 con un’ampia selezione di reperti provenienti dalle collezioni mineralogiche, paleontologiche, malacologiche e di strumentazione tecnica e scientifica, in una esposizione veramente molto ricca che vuole essere anche un invito a conoscere meglio e a visitare questa realtà così importante per la città di Torino e non solo.
Museo di Storia Naturale “don Bosco”
Viale Thovez 37, 10131 Torino – Tel. 011. 6601066