Spiegazione dei fossili
#1
Inviato 10 febbraio 2020 - 11:20
Da neofita, ma affascinato dalle scienze naturali sin da bambino, mi sono iscritto a questo bellissimo forum.
Vorrei gentilmente porgere questa domanda che, ai più qua, potrà sembrare non dico ridicola, ma "bizzarra" ?
Potreste darmi una spiegazione di ciò che in realtà è un fossile? Mi spiego meglio: il fossile in sé come lo vediamo oggi, sia esso Ammonite, Trilobite, un Dinosauro, Pesci ecc, sono impronte rimaste nella roccia o sono parti scheletriche divenute roccia con un processo fisico-chimico dovuto al tempo?
Per datare un fossile, si data la roccia? Vale il metodo dell'Uranio Torio-Piombo?
Grazie vivamente a tutti
Buona giornata
#2
Inviato 10 febbraio 2020 - 06:35
Specialmente per quel che concerne i metodi scientifici di datazione degli stessi
#3
Inviato 10 febbraio 2020 - 07:30
#4
Inviato 10 febbraio 2020 - 08:11
Prejott, il 10 febbraio 2020 - 07:30 , ha scritto:
Vi è la stratigrafia anche nei monti? Ad esempio, se i fossili sono stati ritrovati in zone montuose e collinari; sopra di un monte intendo dire (incastonato o meno dentro o sulla roccia
#5
Inviato 10 febbraio 2020 - 08:14
#6
Inviato 10 febbraio 2020 - 08:32
#7
Inviato 11 febbraio 2020 - 12:34
#8
Inviato 11 febbraio 2020 - 08:00
Come si calcola l'età? Ovvero dire che: questo fossile, questa stratigrafia ha 250 milioni di anni !
#9
Inviato 11 febbraio 2020 - 10:23
#10
Inviato 11 febbraio 2020 - 10:40
#11
Inviato 11 febbraio 2020 - 10:45
I "cataclismi geologici", cioè gli eventi tettonici, alterano i rapporti di giacitura tra le formazioni, ma la stratigrafia non si occupa di questo, ma di ricostruire la successione temporale delle rocce di una data area (a carattere locale o regionale).
Ci sono tre tipologie di stratigrafia:
Cronostratigrafia: si occupa della datazione assoluta delle successioni rocciose, usando i metodi radiometrici più adatti (uranio, rubidio, carbonio, ecc.) a seconda della età stimata della roccia; l'unità cronostratigrafica è il piano, che spesso prende il nome dalle località in cui è rappresentato al meglio.
Biostratigrafia: si occupa della datazione relativa delle successioni rocciose, secondo le associazioni fossilifere contenute in esse ("tanatocenosi"); l'unità biostratigrafica è la zona, tipicamente caratterizzata dalla comparsa, scomparsa o contemporaneità di una o più specie.
Litostratigrafia: si occupa della datazione relativa delle successioni rocciose, secondo il tipo e la composizione delle rocce; l'unità litostratigrafica è la formazione, un insieme omogeneo o alternanza omogenea di strati, distinguibili dalle sottostanto e sovrastanti.
La superficie che corrisponde al passaggio tra una unità stratigrafica e l'altra è detto limite.
Esse sono ovviamente correlate, anche se solo la cronostratigrafia è assoluta, ma i loro limiti ovviamente non sono sempre coincidenti.
In campagna, o su una carta geologica, tipicamente si individua l'appartenenza dii una roccia a tutte e tre le categorie: ad esempio, in Umbria, un campione di roccia rossa che contenga un Hildoceras sublevisoni, sarà quasi certamente nella formazione del Rosso Ammonitico, del piano Toarciano (Giurassico inferiore) di circa 180 m.a. fa e della zona a bifrons.
Può accadere che lateralmente le rocce cambino, a seconda del tipo di roccia o dell'ambiente di deposizione. Nel caso di rocce sedimentarie che passino, ad esempio, da un ambiente di piattaforma continentale (calcari organogeni) a un ambiente di scarpata (calcari detritici) a un ambiente di piana abissale (calcari micritici) si parla di eteropia. L'età è la stessa (piano), la zona è la stessa (utilizzando lo stesso tipo di zonazione biostratigrafica), le formazioni sono diverse.
A volte possono esserci hiatus temporali nella successione (periodi di emersione, o di forte erosione) per i quali possono mancare intere formazioni, o parti di esse (tipico esempio la formazione del Bugarone nelle Marche), si parla di limite trasgressivo.
La tettonica non influisce sulla stratigrafia della zona, ma può alterare i rapporti originali delle formazioni rocciose: discontinuità laterali, raddoppiamenti degli spessori delle formazioni, elisione di una o più formazioni, ma la colonnina stratigrafica dell'area rimane la stessa.
#12
Inviato 11 febbraio 2020 - 12:08
Estwing, il 11 febbraio 2020 - 10:45 , ha scritto:
I "cataclismi geologici", cioè gli eventi tettonici, alterano i rapporti di giacitura tra le formazioni, ma la stratigrafia non si occupa di questo, ma di ricostruire la successione temporale delle rocce di una data area (a carattere locale o regionale).
Ci sono tre tipologie di stratigrafia:
Cronostratigrafia: si occupa della datazione assoluta delle successioni rocciose, usando i metodi radiometrici più adatti (uranio, rubidio, carbonio, ecc.) a seconda della età stimata della roccia; l'unità cronostratigrafica è il piano, che spesso prende il nome dalle località in cui è rappresentato al meglio.
Biostratigrafia: si occupa della datazione relativa delle successioni rocciose, secondo le associazioni fossilifere contenute in esse ("tanatocenosi"); l'unità biostratigrafica è la zona, tipicamente caratterizzata dalla comparsa, scomparsa o contemporaneità di una o più specie.
Litostratigrafia: si occupa della datazione relativa delle successioni rocciose, secondo il tipo e la composizione delle rocce; l'unità litostratigrafica è la formazione, un insieme omogeneo o alternanza omogenea di strati, distinguibili dalle sottostanto e sovrastanti.
La superficie che corrisponde al passaggio tra una unità stratigrafica e l'altra è detto limite.
Esse sono ovviamente correlate, anche se solo la cronostratigrafia è assoluta, ma i loro limiti ovviamente non sono sempre coincidenti.
In campagna, o su una carta geologica, tipicamente si individua l'appartenenza dii una roccia a tutte e tre le categorie: ad esempio, in Umbria, un campione di roccia rossa che contenga un Hildoceras sublevisoni, sarà quasi certamente nella formazione del Rosso Ammonitico, del piano Toarciano (Giurassico inferiore) di circa 180 m.a. fa e della zona a bifrons.
Può accadere che lateralmente le rocce cambino, a seconda del tipo di roccia o dell'ambiente di deposizione. Nel caso di rocce sedimentarie che passino, ad esempio, da un ambiente di piattaforma continentale (calcari organogeni) a un ambiente di scarpata (calcari detritici) a un ambiente di piana abissale (calcari micritici) si parla di eteropia. L'età è la stessa (piano), la zona è la stessa (utilizzando lo stesso tipo di zonazione biostratigrafica), le formazioni sono diverse.
A volte possono esserci hiatus temporali nella successione (periodi di emersione, o di forte erosione) per i quali possono mancare intere formazioni, o parti di esse (tipico esempio la formazione del Bugarone nelle Marche), si parla di limite trasgressivo.
La tettonica non influisce sulla stratigrafia della zona, ma può alterare i rapporti originali delle formazioni rocciose: discontinuità laterali, raddoppiamenti degli spessori delle formazioni, elisione di una o più formazioni, ma la colonnina stratigrafica dell'area rimane la stessa.
Ti ringrazio per questa tua spiegazione Meravigliosa veramente. Anche se le altre non sono assolute, mi par di comprendere che vengono tutte e tre incorporate in uno studio scientifico completo, per supporto e per non escludere nulla. Quindi uno studio ex professo
#13
Inviato 11 febbraio 2020 - 08:59
Estwing, il 11 febbraio 2020 - 10:45 , ha scritto:
I "cataclismi geologici", cioè gli eventi tettonici, alterano i rapporti di giacitura tra le formazioni, ma la stratigrafia non si occupa di questo, ma di ricostruire la successione temporale delle rocce di una data area (a carattere locale o regionale).
Ci sono tre tipologie di stratigrafia:
Cronostratigrafia: si occupa della datazione assoluta delle successioni rocciose, usando i metodi radiometrici più adatti (uranio, rubidio, carbonio, ecc.) a seconda della età stimata della roccia; l'unità cronostratigrafica è il piano, che spesso prende il nome dalle località in cui è rappresentato al meglio.
Biostratigrafia: si occupa della datazione relativa delle successioni rocciose, secondo le associazioni fossilifere contenute in esse ("tanatocenosi"); l'unità biostratigrafica è la zona, tipicamente caratterizzata dalla comparsa, scomparsa o contemporaneità di una o più specie.
Litostratigrafia: si occupa della datazione relativa delle successioni rocciose, secondo il tipo e la composizione delle rocce; l'unità litostratigrafica è la formazione, un insieme omogeneo o alternanza omogenea di strati, distinguibili dalle sottostanto e sovrastanti.
La superficie che corrisponde al passaggio tra una unità stratigrafica e l'altra è detto limite.
Esse sono ovviamente correlate, anche se solo la cronostratigrafia è assoluta, ma i loro limiti ovviamente non sono sempre coincidenti.
In campagna, o su una carta geologica, tipicamente si individua l'appartenenza dii una roccia a tutte e tre le categorie: ad esempio, in Umbria, un campione di roccia rossa che contenga un Hildoceras sublevisoni, sarà quasi certamente nella formazione del Rosso Ammonitico, del piano Toarciano (Giurassico inferiore) di circa 180 m.a. fa e della zona a bifrons.
Può accadere che lateralmente le rocce cambino, a seconda del tipo di roccia o dell'ambiente di deposizione. Nel caso di rocce sedimentarie che passino, ad esempio, da un ambiente di piattaforma continentale (calcari organogeni) a un ambiente di scarpata (calcari detritici) a un ambiente di piana abissale (calcari micritici) si parla di eteropia. L'età è la stessa (piano), la zona è la stessa (utilizzando lo stesso tipo di zonazione biostratigrafica), le formazioni sono diverse.
A volte possono esserci hiatus temporali nella successione (periodi di emersione, o di forte erosione) per i quali possono mancare intere formazioni, o parti di esse (tipico esempio la formazione del Bugarone nelle Marche), si parla di limite trasgressivo.
La tettonica non influisce sulla stratigrafia della zona, ma può alterare i rapporti originali delle formazioni rocciose: discontinuità laterali, raddoppiamenti degli spessori delle formazioni, elisione di una o più formazioni, ma la colonnina stratigrafica dell'area rimane la stessa.
Una domanda: i fossili guida, che servono per datare rocce, altri fossili ecc, a loro volta come sono stati datati? Per servire da datazione per altri fossili, avranno avuto un metodo di datazione anch'essi, no?
Scusate la mia impreparazione scientifica, ma sono molto agli inizi
#14
Inviato 12 febbraio 2020 - 08:12
Grazie
#15
Inviato 12 febbraio 2020 - 09:33
Comunque spesso i geologi non fanno riferimento a datazioni assolute, nel senso che non stanno a guardare quanti milioni di anni, ma in quale piano/epoca/periodo/era avviene qualcosa.
Quanto alla tua seconda domanda, non so cosa vuoi dire. Intendi che magari uno va in campagna, trova un fossile e poi scopre che un falsario l'ha messo lì apposta? E perchè dovrebbe fare una cosa simile?
#16
Inviato 12 febbraio 2020 - 09:51
#17
Inviato 13 febbraio 2020 - 07:06
Estwing, il 12 febbraio 2020 - 09:33 , ha scritto:
Comunque spesso i geologi non fanno riferimento a datazioni assolute, nel senso che non stanno a guardare quanti milioni di anni, ma in quale piano/epoca/periodo/era avviene qualcosa.
Quanto alla tua seconda domanda, non so cosa vuoi dire. Intendi che magari uno va in campagna, trova un fossile e poi scopre che un falsario l'ha messo lì apposta? E perchè dovrebbe fare una cosa simile?
Volevo solo domandare se sia scientificamente possibile che un falsario possa immettere un fossile (falso appunto) in un contesto naturale. Molti fossili, che io sappia, sono incastonati nella pietra o a metri e metri sotto terra...
#18
Inviato 13 febbraio 2020 - 09:55
Maimonide, il 12 febbraio 2020 - 09:51 , ha scritto:
di falsi a metri e metri sotto terra non ne ho mai sentiti. I falsi più pericolosi sono quelli in bella vista
una cosa che però accade più spesso di quel che non si pensi è che in un contesto diverso vengano trovati certi fossili per colpa dell'uomo. Magari uno va in montagna portandosi dietro dei fossili e ne perde o scorda qualcuno per strada. Non vorrei essere nei panni di chi li trova che poi passerà la vita a interrogarsi sulla provenienza. Questo è un esempio così per ridere, molto più spesso si tratta magari di grandi quantità di rocce o sabbie che vengono trasportate da un posto a un altro, e magari contengono dei fossili, i quali vengono decontestualizzati
#19
Inviato 14 febbraio 2020 - 10:26
#20
Inviato 14 febbraio 2020 - 11:32
La preparazione scientifica tende a lasciare il più possibile il fossile al naturale o ad esporre, rimuovendo delle parti, certi dettagli di interesse (vedi certi artropodi di Burgess ai quali sono state rimosse porzioni di esoscheletro per mettere in mostra le appendici conservate)
Per la preparazione didattica-museale dipende da cosa si vuole far vedere: prendiamo il caso più popolare, un dinosauro: gli originali se ne staranno al sicuro nelle collezioni, mentre verranno esposte delle copie con ricostruzione delle parti mancanti, magari in falso colore. Questo nell'ottimo...poi dipende dal curatore e dalle scelte espositive. A volte anche nei musei si fanno disastri.